Jacopo da Bassano (1558)

Carissimi, vorrei donarvi una semplice spiegazione del dipinto che ho scelto come immagine augurale: desidero offrirvi così anche uno spunto di riflessione in preparazione al Santo Natale.
Jacopo da Bassano ripropone una raffigurazione che era scomparsa dall’iconografia dai tempi della tradizione medievale e bizantina, mentre il Rinascimento non se ne cura o lo relega in uno spazio secondario. I Pastori non sono mai protagonisti. Bassano offre quindi una prima grande novità: il recupero di tutti i personaggi del ciclo natalizio offrendo in modo particolare ai pastori un primo piano.
Il pittore vuole sottolineare come ogni esistenza sia inserita in grandi disegni,  sottolineando così come ogni uomo pur nella sua semplicità ha un grande progetto nel piano di Dio. Il grande piano di Dio si manifesta anche attraverso i piccoli particolari. 
Bassano questo lo sa e va ad indagare appositamente nella periferia della storia perché è convinto che la distanza dal centro degli avvenimenti non sminuisca quelle esperienze ne tolga tantomeno la loro importanza, ma anzi ne sottolinei la veridicità.
Questo è il concetto che sta alla base dell’opera dell'annuncio ai pastori.
Nella scena soltanto un pastore guarda l’Angelo, gli altri invece continuano indisturbati nelle loro attività. Sarà lui a informare tutti della visione e della urgenza di abbandonare ogni cosa per andare da Gesù. Solo questo osserva il Messaggero di Dio.
L’angelo con il suo annuncio sta cambiando il senso della sua esistenza e del suo lavoro.
Perché quel pastore è stato scelto dall’Angelo e non altri? Non lo sappiamo. È la libertà di Dio, insondabile. Il pastore di sinistra viene il prescelto, gli altri saranno coinvolti successivamente. Un particolare introduce un elemento di tenerezza nella solennità della circostanza: si intravede una pecora che alza la testa e osserva. Ascolta anch’essa senza capire: ha un’area docile è partecipe per nulla spaventata per quanto sta accadendo.
Nel quadro appare una disarmante semplicità. Visi normali, lontani dai tratti epici dei personaggi biblici dipinti in altre occasioni. Qui emerge la condizione umana nella sua più alta semplicità.  Sono tutti semplicemente pastori consapevoli del loro lavoro e del loro futuro. Nella Bibbia il pastore rappresenta la fedeltà e l’attaccamento due punti senza di lui il gregge si disperde o vieni minacciato dai lupi. Conosce a una a una le sue pecore e sa parlare con loro servendosi di un linguaggio che solo lui conosce.
L’arrivo improvviso dell’Angelo taglia le tenebre della notte con un fascio di luce che avvolge il pastore chiamato e lentamente si dipana sugli altri personaggi. Alcuni non se ne rendono conto, altri come la donna intenta a mungere scosta leggermente il capo: avvertito qualcosa di insolito ma non sa se alzarsi a verificare oppure proseguire nel suo lavoro. Un pastorello, dipinto sull'estrema destra in mezzo alle mucche, si accorge dell’irruzione Celeste sembra sobbalzare e scostarsi per la paura di esserne coinvolto. È una reazione umana come quella del pastore in primo piano che concentrato a suonare il suo flauto nemmeno se ne accorge di quello che sta succedendo. 
Questo pastore rappresenta l’umanità stanca e sfiduciata: che cosa può accadere durante una notte, una delle tante notti da trascorrere ed affrontare nel silenzio nella paura? Non resta che ingannare il tempo ed aspettare che sorga il sole. 
Il pittore fa intravedere  in lontananza il lento albeggiare del giorno: il simbolismo delle tenebre della luce, della notte del giorno trova nel Natale una fonte di inesauribile ispirazione. Con la nascita del Salvatore inizia un nuovo giorno, una nuova era.
L’Angelo annunciatore non possiede la grazia di quelli dipinti dal Beato Angelico e nemmeno la forza prepotente di quelli del Caravaggio. Si impone poco, tuttavia con le sue mani una puntata verso il cielo e una puntata verso il pastore indica che questo messaggio celeste è rivolto proprio a lui non ha un altro.
La testa dell’Angelo diventa così intermediaria tra il messaggero che è Dio, è colui che è destinatario del messaggio: il pastore. L’Angelo non porta un suo annuncio e nemmeno si fa interprete di un messaggio, l’angelo semplicemente annunzia l'evento della salvezza.
L’Angelo è circondato da una grossa nube. La nube è una simbologia ricorrente nella Bibbia per raffigurare la compagnia di Dio. Israele durante il suo cammino nel deserto cammina alla presenza delle nuvole, sul Monte Tabor durante la trasfigurazione una nuvola avvolge Pietro, Giacomo e Giovanni di fronte allo smarrimento sentono la voce dall’alto proveniente dalla nuvola che li rassicura: “ questi è il mio figlio, l’eletto,  ascoltatelo”. 
Matteo nel suo Vangelo ricorda che Gesù annunziò la sua ultima venuta con queste parole: “Allora tutte le tribù della terra vedranno il figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria”.

Affido a quest’opera il mio augurio per il prossimo Natale: lasciatevi raggiungere dalla buona Notizia del Vangelo e diventate anche voi annunciatori di buone notizie!

Don Andrea, Rettore

 
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