L'opera di Antonio Martinotti icona della Quaresima 2019

Cosa si vede? Si vede lo scorcio di una porta, una mano ed un volto di Cristo. 
Questo è bastato al pittore Antonio Martinotti, recentemente scomparso, per descrivere un versetto del Libro dell’Apocalisse, “Io sto alla porta e busso, se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui e lui con me”.
La Bibbia termina con questa invocazione: “Maranathà”, che vuol dire “Vieni Signore Gesù” (Ap 22,20). 
Noi, se vogliamo essere cristiani seri, dobbiamo sempre custodire vivo nel cuore il senso dell’attesa del ritorno di Gesù; ad essa non possiamo rinunciare se vogliamo essere cristiani. 
Una porta che si apre è una rivelazione sul mondo; in quel volto c’è tutta la Creazione ricapitolata. 
C’è tutta la storia ricondotta alle sue origini. 
Le labbra di Gesù sono quelle di chi ha appena terminato di parlare, di Colui che ha appena detto il suo “amen”, il “tutto è compiuto”, quello della Croce. Gesù apre la porta, Lui la apre, ma non entra: si limita a guardare.
E nello sguardo di Gesù c’è il senso di trepidazione dell’attesa, ma anche il timore di vedere ciò che non si vorrebbe vedere. 
La luce del quadro è tutta negli occhi di Gesù, mesti e profondi al contempo. 
I vangeli pongono in rilievo lo sguardo di Gesù. Stando ai vangeli gli occhi di Gesù dovevano essere davvero incantevoli e penetranti, quasi magnetici: chi li incrociava non se ne dimenticava più. 
Pietro lo sa benissimo, e lo può ben testimoniare perché la vita di quest’uomo è stata segnata per sempre da due sguardi trasformanti e penetranti di Gesù. 
La mano di Gesù è già nella fessura, ma la porta resta socchiusa all’infinito fino a che non sia la nostra libertà a decidere di spalancarla. 
Al di fuori della porta ci siamo noi, bruni di terra come l’ombra che si intravede sull’uscio. 
Noi siamo invitati ad un banchetto, eppure terribilmente distratti ed indaffarati, al punto da non distinguere più tra ciò che vale e ciò che è effimero, anzi addirittura tentati di accontentarci del superfluo e del banale.
Ma Cristo rimane lì, fissandoci, in attesa della nostra scelta.
 
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