Radici profonde per alte chiome

Lettera del Rettore per l'anno scolastico 2019 -2020

 
Ogni volta che ti sentirai smarrita,
confusa, pensa agli alberi,
ricordati del loro modo di crescere.
Ricordati che un albero con molta chioma
e poche radici viene sradicato
al primo colpo di vento,
mentre in un albero con molte radici
e poca chioma la linfa scorre a stento.
Radici e chioma devono crescere
in egual misura,
devi stare nelle cose e starci sopra,
solo così potrai offrire ombra e riparo,
solo così alla stagione giusta
potrai coprirti di fiori e frutti.
(A. Tamaro)


Gentilissimi,
a settembre suonerà per la quattrocentoventesima volta la campanella “del primo giorno di scuola” mentre ancora conserviamo con profonda riconoscenza il ricordo della S. Messa che l’Arcivescovo di Milano ha celebrato il 24 maggio scorso per ricordare l’anniversario della fondazione del nostro Collegio.

Desidero pertanto che il nuovo anno scolastico sia l’occasione per rinsaldare l’alleanza educativa che fonda le sue radici nella cultura e nel passato ricco di testimonianze, con uno sguardo positivo e innovativo verso il futuro. 

Il motto che ho scelto per il prossimo anno: “radici profonde per alte chiome” ci invita a creare un legame forte con il passato, radicandoci nella cultura ricca di tradizione e di storia, la sola capace di garanzia per un futuro certo e promettente. Senza memoria e custodia del passato e di ciò che ha fondato la nostra identità non ci può essere un futuro.

Senza paure di complotti, ma anche senza irresponsabili ingenuità, non possiamo nascondere che siano in atto tanti progetti e tentativi volti ad annullare le identità dei popoli, perché ciascun uomo sia più solo e debole, sganciato dai riferimenti culturali di una comunità in cui possa identificarsi fino in fondo: lo possiamo costatare dalla produzione legislativa europea sempre più lontana e avversa alle radici della nostra civiltà.

Sento il desiderio di offrire ai nostri alunni e alle loro famiglie un anno dedicato proprio alla riscoperta dei valori fondanti della cultura italiana, europea, ma ancora di più dell’antropologia.  

Se da una parte possiamo concordare che oggi non vi sia una vera e propria guerra tra le religioni, dobbiamo però riconoscere che è in atto una “guerra” contro le religioni, ogni religione, e contro il riferimento a Dio nella vita dell’uomo. 

Il tentativo di creare una società sempre più laica con nessun riferimento etico che fondi le sue radici nella religione è rischiosissimo, perché ci porta a perdere la nostra identità e la memoria del passato.

Dobbiamo riconoscere che viviamo in un paese dove il Cristianesimo ha segnato profondamente la nostra cultura: dall’arte, alla letteratura, alla musica, alla poesia e non da ultimo ai fondamenti dei valori morali racchiusi nella nostra Costituzione.

Occorre pertanto ritornare alle origini! Occorre fare memoria e custodire i tesori donateci dalle generazioni che ci hanno preceduto.

Quanto più le radici di un albero affondano in profondità nel terreno tanto più in alto potranno elevarsi le sue fronde, in sicurezza. Questa è la metafora che ci deve accompagnare nella progettazione del nostro progetto educativo.

Una visione limitata e ristretta delle radici della nostra specie che si è tradotta in una visione ridotta della nostra identità personale.

Spesso sentiamo parlare di accoglienza, di integrazione, ma non può esistere una vera integrazione se non si parte dalla convinzione che integrare non significhi sostituire, ma appunto far coesistere stili diversi, tradizioni diverse.

Perché ci sia vera integrazione occorre conoscere le radici profonde della propria cultura. Solo se riconosco la mia identità sono pronto ad accogliere la tua alterità come un dono.

Sono convinto che il futuro dell’Europa non possa e non debba rischiare una sostituzione etnica, involontaria o meno che sia: per questo è importante portare i nostri ragazzi a riscoprire la profondità in cui affondano le radici della nostra cultura.

I bambini che crescono in città imparano che il latte viene dal frigorifero e la frutta dal supermercato, senza sviluppare senso di gratitudine nei confronti di ciò che permette loro di crescere e prosperare; i ragazzi che vanno a  scuola e sono considerati dall’istituzione scolastica solo come “teste” da riempire di nozioni, non imparano nulla sull’arte delle relazioni… con se stessi, con gli altri, con la vita stessa; gli adolescenti che hanno a diposizione per incontrarsi soltanto luoghi virtuali, avvertono un vuoto che spesso cercano di riempire in modo sbagliato. 

Mancano tutti, o quasi, di contatto con una parte profonda e autentica di se stessi, quella più legata all’istinto, all’emozione, al senso di compartecipazione, all’empatia, all’intuizione, alla riverenza per la vita, al senso stesso della propria esistenza.

La spinta a riconoscere le nostre radici, le nostre origini condivise con altre creature sulla Terra, è forte e viva dentro di noi e va alimentata, anche se la società ancora non ci aiuta a riconnetterci con la nostra più ampia natura di “terresti”. 

In Ecopsicologia si chiama inconscio ecologico. Il sociobiologo Edward Wilson la chiama biofilia, Jeremy Rifkincoscienza biosferica… in tanti ormai cercano di risvegliarci alla nostra più profonda, ricca e preziosa natura. Io mi limito a ricordare che la cultura italiana affonda le radici in una storia ben precisa, dove i valori morali trovano nel Cristianesimo i principi ispiratori.

Recuperando le nostre radici – personali, culturali, evolutive, terresti, religiose – ci apriamo a una visione della vita più ampia e attingiamo a un bacino di risorse immense e dimenticate: mettiamo “i piedi per terra” rispetto ai voli pindarici di visioni che pretendono di disegnare il futuro dell’uomo senza prendere in considerazione il resto dell’umanità, come se noi fossimo qualcosa distaccato e di diverso dal mondo di cui siamo parte.

Quando ci saremo riconnessi alle nostre radici – e questo vale sia per l’umanità intera come specie, che per la qualità dell’esistenza di ogni singolo individuo – allora potremo ergerci verso l’alto, alla scoperta e invenzione di nuovi possibili futuri, per noi e per la vita in evoluzione di cui siamo un’avanguardia a nome del bioma intero, del pianeta di cui siamo parte, non più solo per noi. Solo un albero con radici profonde può innalzarsi verso il cielo.

Quali dunque i passi concreti? Come aiutare i nostri studenti a riscoprire le radici culturali e noi stessi ad essere educatori e genitori capaci di continuità positiva con il passato prima ancora che essere ideologicamente proiettati verso la novità?

Nel nuovo anno cercheremo di “ancorare meglio le nostre radici” approfondendo lo studio delle materie tradizionali, riscoprendo la bellezza della nostra cultura, cercheremo di fortificare l’aspetto antropologico e psicologico dei nostri studenti e investiremo anche sulla formazione delle competenze digitali. 
Inaugureremo un nuovo Centro Culturale con lo scopo di offrire agli adulti che non frequentano i nostri corsi l’opportunità di confronto e di ascolto su temi attuali e legati alla questione morale.

Per gli studenti intendiamo potenziare il pensiero computazionale e positivamente critico facendo riferimento al linguaggio informatico, per formare degli uomini maturi, indipendentemente dalla carriera professionale che si sceglieranno un giorno.

In Italia solo il 5% dei laureati che escono dalle università italiane hanno competenze digitali e imprenditoriali che li rendono pronti al futuro. 

La formazione non si deve limitare alle nozioni basilari, ma portare lo studente a sviluppare una visione critica dei problemi. Attraverso il coding, un problema complesso va analizzato in maniera critica e scomposto in problemi più piccoli in modo da individuare che cosa sia fondamentale e che cosa non lo sia, quali di questi sotto-problemi siano già stati in qualche modo risolti, da noi o da altri, in modo da adattare e riutilizzare la soluzione. 

Esponendo i ragazzi a questo processo si insegna loro il valore della sperimentazione e del “fallimento”, che è parte integrante e naturale del processo, e a non arrendersi se all’inizio la soluzione proposta non funziona. 
Rafforzando le radici nella nostra cultura attraverso lo studio dell’Arte, della Letteratura, della Musica, della Matematica e delle Scienze porremo forte attenzione alle “soft skills” considerandole al pari di qualsiasi altra materia di studio. 

Quello delle soft skills è un tema estremamente attuale in ambito formativo. La nuova cultura aziendale prevede un forte investimento sulle cosiddette competenze trasversali dei collaboratori, utilissime per potenziare la produttività sul lavoro.

Ma cosa sono esattamente queste competenze trasversali? Per “soft skill” si intende una particolare abilità e competenza di un soggetto propedeutica all’interazione efficace e produttiva con gli altri, sia sul posto di lavoro che al di fuori di esso.

Non si tratta di competenze tecnico-specialistiche: tutte quelle conoscenze relative allo svolgimento della professione ricadono sotto il cappello delle “hard skills”.

Per “soft skills” o competenze trasversali intendiamo quegli attributi personali, i tratti del carattere, le abilità comunicative necessarie nella vita di tutti i giorni. Per questo occorre avere una buona base di conoscenze che sappiano costruire il carattere di una persona, che sappiano formare la sua identità: radici forti e profondamente ancorate alle tradizioni

Non si tratta di abilità tecniche, ma di attitudini che hanno a che fare con l’interazione con gli altri e con la conoscenza di sé; è fondamentale dunque che la scuola formi gli adulti di domani con forti conoscenze storiche e culturali.

Il compito primario della scuola che vuole formare i ragazzi dalle “salde radici” è quello di rafforzare le “abilità soft” che sono quelle che ti consentono di capire gli altri, di carpire emozioni e sentimenti. Sono abilità molto più difficili da acquisire, almeno in modo convenzionale, e anche più difficili da misurare.

Al contrario le “hard skills”, rappresentano quelle competenze specifiche e trasmissibili, che possono essere definite e misurate: supponiamo che si voglia migliorare le abilità nell’utilizzo di uno strumento basterebbe frequentare un corso, leggere degli articoli e fare pratica per affinare le tue abilità.

Ma la scuola non si può ridurre a questo!

A noi sta a cuore che ogni ragazzo possa sviluppare una vasta gamma di “soft skills interne” che lo rendano pronto per affrontare il futuro; mi limito a ricordarne alcune: fiducia in se stessi, autocritica, attitudine alla crescita e al miglioramento costante, perseveranza; accanto alle abilità trasversali interne, possiamo citare: abilità comunicative, capacità di autopromozione, di lavorare in gruppo, gestione dei conflitti, Influenza e leadership.

Cercheremo dunque attraverso una didattica tradizionale di potenziare maggiormente un approccio capace di stimolare le “soft skills”.

All’interno delle soft skills rivestono un ruolo prioritario il creative coding e la robotica, per questo inaugureremo un nuovo laboratorio di robotica: con lo scopo di rendere i ragazzi consapevoli della crescente pervasività dell’informatica nella società, in modo che sappiano leggere e capire il mondo che li circonda, senza dimenticare l’aspetto relazionale e psicologico. 

Con queste premesse mi rivolgo a voi studenti: la possibilità che il Collegio vi offre quest’anno di investire in cultura ed innovazione vi richiama al grande impegno di uno studio perseverante ed approfondito. Non accontentatevi di uno studio superficiale e approssimativo. Imparate a soffermarvi nello studio per comprendere la verità! Non accontentatevi di quello che sentite e che vi viene detto. La capacità cristica di uno studente la sia misura nella sua capacità di interrogarsi.

Siate curiosi, fate sì che le radici del vostro sapere penetrino in profondità fino a cercare il “nucleo della questione.”

L’innovazione non tralasci la tradizione. Lo studio serio, metodico e appassionato vi darà la possibilità di formarvi caratterialmente capaci di affrontare le sfide della vita: vogliamo offrirvi una formazione che riguardi tutti gli ambiti della vostra vita.

Ci impegneremo ad aiutarvi a sviluppare le “soft skills interne” che vi rendano pronti per affrontare il futuro e in particolare cercheremo di rafforzare: la fiducia in voi stessi, l’autocritica, la capacità di perseveranza.

A voi genitori chiedo la responsabilità di essere educatori rispettosi della vocazione che avete ricevuto. Non siete i migliori amici dei vostri figli, non siete nemmeno i “difensori” delle loro scelte sbagliate ma siete custodi della vita!

Tornate ad essere genitori! Si genitori! Un genitore sente il bisogno di ricordare a suo figlio la storia del suo popolo, della sua famiglia, i sacrifici vissuti da chi ci ha preceduto.

Un genitore deve custodire i valori fondanti della famiglia dove il rispetto per l’altro è fondamentale! Guardando i vostri figli crescere, chiedete a Dio il dono della maturità: loro hanno bisogno di figure genitoriali serie, con piedi ben saldi e ideali forti.

La fragilità delle nuove generazioni è causata da noi adulti! Credendo di fare il loro bene, cresciamo una generazione “senza midollo”, come alberi dal fusto troppo sottile, che al primo vento vengono sradicati.

Come ci ricorda il nostro vescovo, Mons. Mario Delpini, «Il clima lamentoso e deprimente che spesso circola tra gli adulti – più inclini alla critica che alla proposta - non predispone i giovani a desiderare di diventare, a loro volta, adulti».

Compito principale della comunità educante è invece proprio quello di aiutare nel cammino di crescita i ragazzi potenziando le “soft skills” attraverso esperienze concrete che riconoscono anche il fallimento e la prova.

Ricordatevi che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento: puntiamo sull’essenza non sull’apparenza! 

Concludo con l’augurio di un proficuo anno scolastico: possa davvero essere l’occasione per riscoprire le nostre radici culturali che sono garanzia di un futuro promettente nel percorso della vita affinché i nostri ragazzi possano attraverso le competenze acquisite essere come “robusti alberi dalle radici profonde e dalle alte chiome”!

don Andrea, Rettore




 

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